L’icarus project immagina una nuova lingua e cultura in grado di ragionare sulle nostre esperienze attuali di “malattia mentale” piuttosto che cercare di adeguare le nostre vite a un contesto convenzionale. Siamo una rete di persone che vivono esperienze comunemente etichettate come bipolari o altre condizioni psichiatriche.
Crediamo di avere un dono matto da coltivare e di cui prenderci cura, piuttosto che disagi o disturbi da reprimere o eliminare. Unendoci insieme come soggettività e comunità, i fili intrecciati di follia e creatività possono stimolare una speranza e una trasformazione in un mondo marcio che ci opprime. La nostra partecipazione all’Icarus Project ci aiuta a superare l’alienazione e a sfruttare il vero potenziale che si trova tra la genialità e la follia.
DALL’INTRODUZIONE
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Questo opuscolo è una traduzione dell’originale “Navigating Crisis” del gruppo Icarus Project. Crediamo possa offrire importanti informazioni di base e buoni spunti di riflessione da cui partire, per una messa
in discussione individuale e collettiva del concetto di “malattia mentale” e della paura e disinformazione ad esso connesse. Non siamo, tuttavia, completamente in accordo con l’intero contenuto, né riteniamo si possa affrontare a pieno un argomento così complesso in poche pagine. Il motivo che ci spinge a diffondere questo opuscolo riguarda innanzitutto l’esigenza di nominare l’innominabile: la crisi, il delirio, l’alterazione della coscienza, la paranoia, l’esaltata euforia o la tristezza più profonda, l’inquietudine, l’angoscia, etc. Vorremmo dare dei nomi a quello cheproviamo e viviamo, in modo di riappropriarci dei nostri vissuti e sconfiggere le etichette imposte da un sapere “scientifico” e da un “approccio medico” che di scientifico e medico hanno ben poco.
Senza voler entrare nel merito di cosa significhi “scienza” e cosa/chi rappresenta, non le riconosciamo l’intoccabilità che la caratterizza, come per le altre istituzioni finalizzate a mantenere l’ordine sociale. Spesso la scienza è uno strumento di potere, e ancora di più lo è la psichiatria, nonostante i fondamenti di quest’ultima non potrebbero rientrare nemmeno in criteri scientifici quanto piuttosto pseudoscientifici.
La psichiatria si basa infatti sull’ipotesi che il comportamento e il pensiero siano fisicamente collocabili all’interno del cervello, e perché questa ipotesi comporta una serie di conseguenze dannose e pericolose, tra cui la somministrazione di psicofarmaci testati direttamente sulla persona-oggetto di interesse clinico in un dato momento, oltre ad altri tipi di sperimentazione che fanno parte della brutale storia dell’istituzione psichiatrica.
A differenza delle cure mediche, le cosiddette “cure psichiatriche” comportano spesso la coercizione della persona in diverse forme (ricovero coatto come il T.S.O., accertamenti sanitari a cadenza mensile presso il C.S.M., terapie coatte a domicilio, controllo territoriale, etc.). Anche nel caso di una terapia volontaria, la psichiatria opera ed esercita il proprio potere grazie alla detenzione di un sapere “specialistico” e apparente– mente inaccessibile a chi ci si imbatte le prime volte, giocando e manipolando sentimenti che hanno a che fare con la paura e l’impotenza di fronte a situazioni di crisi.
Con il termine crisi intendiamo un momento di rottura più o meno forte, che può riguardare il quotidiano (ciò che generalmente facciamo o non facciamo), le relazioni (i momenti di crisi hanno sempre ripercussioni sulle persone vicine, che amiamo e che ci amano), la norma (quelli che vengono definiti comportamenti o pensieri bizzarri altro non sono che un conflitto con chi ha un’altra lettura della realtà e che, spesso, se ne fa portavoce).
La nostra esperienza ci ha insegnato che le persone più esperte in quest’ambito sono le persone con esperienze di psichiatrizzazione, questo per diversi motivi:
1. Innanzitutto non crediamo nella possibilità di categorizzare in un’unica diagnosi (etichetta) molteplici esperienze, sentimenti, vissuti, personalità. Per questo capita quasi sempre che una stessa persona abbia diagnosi diverse da diversi psichiatri. Spesso la diagnosi altro non è che uno strumento di affermazione di politiche di potere rese possibili dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), che delinea i profili patologici in stretta collaborazione con le case farmaceutiche e che rappresenta uno dei maggiori dispositivi di potere e controllo della società capitalista in cui siamo inserit*.
2. Di conseguenza, lo psichiatra è al tempo stesso esecutore e padrone di un dispositivo di controllo e correzione che difficilmente può essere inteso come curativo. Quello che viene curato, nel caso della psichiatria, è un pensiero o un comportamento al di fuori della norma e quindi che disturba una realtà condivisa. Raramente viene problematizzato il con– testo, e ancor più raramente tale pensiero/comportamento viene legittimato nella sua natura, semplicemente diversa e in conflitto con “l’altro normale”. Il modo in cui viene curato il pensiero/comportamento problematico, è attraverso terapie farmacologiche e/o contenitive finalizzate a sedare, addormentare, annullare, spegnere la vitalità e l’esistenza unica della persona.
3. Il potere della “cura” risiede nella conoscenza che la persona ha di sé, dei propri limiti e delle proprie potenzialità e nella consapevolezza degli effetti che alcuni fattori esterni possono avere sul proprio stato psicofisico, incluse le relazioni, la socialità, le passioni, l’attività fisica, ’alimentazione, le sostanze, gli psicofarmaci. Per questo identifichiamo nell’autodeterminazione e nella rete sociale le principali forme di presa in cura di sé e dell’altr*. Abbiamo visto come la possibilità di raccontarsi ed esprimersi liberamente offra l’opportunità di riappropriarsi della propria vita e dare valore alla propria narrazione, passando da soggetti passivi e vittimizzati (a causa del modello medico dominante) ad agenti attivi e orgogliosi.
Tutto ciò di cui parliamo si basa su delle esperienze, non ancora su una valutazione scientifica. Rifiutiamo il ruolo di specialisti e di conseguenza un approccio assistenziale. Non ci consideriamo detentori di un sapere e non crediamo in un’unica verità o soluzione. Crediamo, altresì, che ogni situazione presenti la sua peculiarità e sia da affrontare senza precisi schemi teorici di riferimento, consapevoli della complessità che questo comporta.