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Categoria: Iniziative

SMASH REPRESSION!

Posted on 2022/12/18 - 2022/12/27 by Collettivo STRAPPI

Contributi del collettivo antipsichiatrico “Strappi” alla street rave di Bologna del 17 dicembre contro il decreto antirave “SMASH REPRESSION”

Martedì 13/12 con un maxi intervento di polizia è stata sgomberata l’occupazione di via Stalingrado 31. Un’occupazione che come soggettività in lotta contro il carcere, la psichiatria e la società che li producono, abbiamo profondamente sostenuto, consapevoli della sempre maggiore necessità di spazi di incontro liberi dal disciplinamento istituzionale. Un’occupazione durata solo poche settimane ma che a molti di noi sono sembrati mesi per l’intensità e la qualità delle interazioni che si sono sviluppate e che ancora ci scaldano il cuore.

La violenza con cui in ogni città si sta annientando qualsiasi spazio di libertà non ci vedrà passive!

Siamo qui per dire che intendiamo opporci con ogni mezzo ad un mondo che ci vuole sempre più addomesticate e sottomesse. Vogliamo essere sabbia negli ingranaggi del potere!

Ci rivendichiamo di sentirci disadattate all’interno di questo modello di sviluppo insensato e irrazionale. La loro “normalità” ci fa schifo!

A colpi di riqualificazione, decoro e repressione, lungo le strade in ogni città vediamo rastrellamenti quotidiani abbattersi sulle fasce più marginalizzate della società. E’ questa la loro ‘normalità’!

Il taser viene sempre più legittimato contro i poveri e chi vive un’esistenza fuori dagli schemi normati imposti dalla società.

Assistiamo all’uso sempre più frequente e capillare del daspo urbano per allontanare persone “sgradite”, e della manipolabilissima categoria di “pericolosità sociale” di derivazione psichiatrica e fascista per reprimere il conflitto e contenere/sedare diseguaglianze e oppressioni.

Vediamo continuamente puntare il dito contro la “malamovida”, neologismo che si vuole contrapposto a “buona movida”, cioè a quella socialità che rientra perfettamente negli spazi e nei tempi del consumo.

Anche l’infanzia è nel mirino: attraverso la costruzione mediatica del “bullo” e della “baby gang”, giovani e adolescenti sono continuamente trattati e rappresentati come un problema di ordine pubblico da reprimere mentre rimangono intatti quei modelli che il sistema stesso riproduce ed esalta, pesci grandi che mangiano pesci piccoli all’interno di una realtà dove solo chi ha soldi e potere è preso in considerazione, e chi non accetta di essere un cavallino da corsa non è nessuno.

In nome delle bandiere del decoro e del degrado assistiamo alla costruzione di sempre nuovi “mostri” su cui scaricare insicurezza e timori per fomentare tutte quelle paure che possono essere strumentalizzate in funzione di consenso: l’obbiettivo è spezzare qualsiasi possibilità di solidarietà e impedire qualsivoglia forma di messa in discussione del presente. Una “sicurezza” sempre più “preventiva”, volta ad asfaltare tutti gli spazi di fiducia, libertà, relazione, intersezione, prossimità e solidarietà dal basso.

La psichiatria è pronta a raccogliere i cortocircuiti di queste oppressioni e a colonizzare con nuovo slancio il quotidiano e l’individuo: la platea di “difetti” e “tare” da “curare” è destinata ad aumentare proporzionalmente allo sfruttamento e all’oggettivazione che attraversano sempre più infanzia ed età adulta. L’isolamento e il disciplinamento esasperato di ogni aspetto della vita, l’insicurezza legata al presente e al futuro, la vede infatti in prima fila nell’individuazione di nuovi “disturbi” e “terapie” per “contenere” con nuove diagnosi e nomenclature le “ansie”, legato a rabbia, paura e frustrazione in crescente aumento.
Non vogliono che stiamo bene, vogliono che stiamo buone!

Conosciamo psichiatria e polizia, conosciamo le loro “cure” e i loro trattamenti. Riappropriamoci della nostra rabbia, della nostra gioia! Vogliamo essere liberx di ballare e di esplodere con tutta la nostra vitalità
Restituiamo al mittente un briciolo di quella frustrazione che ci è impostata ogni giorno all’interno di una vita che non ci appartiene e che vorremmo radicalmente diversa.

Rompiamo i ruoli imposti! Riprendiamoci il tempo, lo spazio, riprendiamoci le strade, riprendiamoci il presente!


 

Siamo matte, schifose, balorde, tossiche, criminali, feccia!
 Siamo l’anomalia.
 Quando c’è un’anomalia del grande quadro capitalistico, la identificano, la etichettano, la stigmatizzano, la demonizzano finché non diventa identitaria, finché non viene allontanata, ingabbiata, ricoverata, anestetizzata, sterminata.
 Così agisce la repressione. Agisce con violenza, o in maniera più silenziosa facendo sì che l’autodeterminazione diventi una diagnosi e il libero arbitrio diventi il rispetto indiscutibile delle regole.
Siamo strane e quindi diventa un dovere reprimerci. Sgomberano spazi in cui le persone hanno la possibilità di parlare del loro disagio senza dover incorrere in un iter burocratico e ospedaliero fatto di soldi da spendere, farmaci da prendere, sguardi da scansare, cicatrici difficili da guarire. Creano leggi che impediscono il divertimento autogestito senza fini produttivi o lucro, perchè la socialità si può fare sì ma come da normativa. Noi gente allegra abbiamo bisogno di ballare, urlare, ridere e giocare, con la nostra libertà, stiamo male se ciò non avviene, tutti stanno male, tutti. Se il controllo avviene anche sul tempo libero, in un mondo che monetizza il valore del tempo, ecco che la repressione funziona, ed ecco che ci ammaliamo. La malattia è un segnale che qualcosa non va e tutto conduce a qualcosa che non va dentro di noi, malate da sempre. La malattia è e deve essere un segnale che qualcosa non va là fuori. Che la responsabilità non è sempre nostra, dei nostri sensi di colpa cristiani, dei nostri errori. La responsabilità è politica (porco dio).
 Rinchiudono compagni, chiudono le loro bocche, gettano nell’oblio delle celle le loro identità. Una tortura, ecco cos’è il 41 bis. Una tortura. Che ha lo scopo di annullare la persona. Ma non sono riusciti a cancellare i nostri compagni Alfredo e Juan, e la nostra compagna Anna! La loro lotta risuona e rimane nelle loro azioni e in noi che stiamo al di là delle sbarre. La loro lotta contro il sistema è diventata la lotta contro l’atrocità del carcere e le misure detentive. Non solo per i compagni e compagne anarchiche, ma per tutte le individualità che subiscono la reclusione. Le galere sono l’arma del boia che è questa società e infonde paura. La paura è il manganello che fa più male. La paura di finire in gabbia, chiude le bocche e spacca le teste. La paura di non vedere più il cielo nella sua immensità fa raddrizzare lo storto. E se ciò non avviene ecco che il sistema ti vomita in faccia l’esempio negativo del balordo o balorda del quartiere, delle periferie che ha preso la strada sbagliata e che ha la punizione che si merita. Quella strada sbagliata, quei ghetti li ha creati lo stesso sistema che invece protegge i grandi centri in cui l’economia invece si muove in banche, carte e conti finanziari al posto delle buste di plastica, bilancini e doppi pavimenti delle periferie e province.
 Ricoverano in modo disumano le persone che soffrono. Il ricovero coatto, il tso è la pratica che forse lede più di tutto la libertà di scelta di una persona. Viene imposta una cura violenta, sbattendo nello stigma in modo brutale e permanente la persona che lo subisce e che sta vivendo una sofferenza. Non è un momento, il tso te lo porti tutta la vita. Una pratica inaccettabile. Lo schizzato non è capace di intendere e di volere e per gestirlo è giusto attuare una misura violenta e obbligatoria. Questa è la giustificazione. Declassando una persona a un oggetto dannoso, una persona diventa una bomba che va spenta e distrutta. Con lacci, lettini, punture, infermieri e sbirri. Ma dopo che l’hanno spenta, l’obiettivo è che mai più si riaccenderà. Inaccettabile. La coercizione detentiva del tso è ciò che più rappresenta  l’incapacità del potere di prendersi cura del disagio creato dallo stesso. E allora ecco l’ennesimo strumento repressivo. Perchè quando emerge l’anomalia, si deve rinchiudere, obbligare a guarirla, se si ha fortuna reinserire il soggetto nella produttività, se no emarginarlo, mettergli un marchio e annichilirlo.
Mostri, quando li guardo mi sembrano mostri. Quelli lì, col caschetto lo scudo e la divisa,  quelli lì seduti in poltrone, in giacca e cravatta… e io di mostri nella mia testa ne ho visti parecchi, ma quelli lì, quei mostri, vi assicuro che fanno molta più paura.
Noi non siamo mostri!  urliamo contro la loro mostruosità, contro la loro repressione, urliamo insieme per non avere più paura.
Contro i loro abiti cuciti con tessuto di odio,di violenza, di galere, di sgomberi, di emarginazione, di tortura.


Posted in Antiproibizionismo, Antipsichiatria, Autodeterminazione, Iniziative

UNA BIBLIOTECA PER L’ANTIPSI! PROIEZIONE “MAGNIFICHE SORTI E PROGRESSIVE”

Posted on 2022/11/23 - 2023/03/23 by Collettivo STRAPPI

UNA BIBLIOTECA PER L’ANTIPSI!

Aperitivo e proiezione di autofinanziamento

Vogliamo costruire in questo nuovo spazio un punto di informazionee controinformazione antipsichiatrico, per combattere quella deriva che vede la psichiatria sempre più impegnata a mettere le sue toppe mediche a problematiche sociali e ad accaparrarsi la facoltà di diagnosi/cura/controllo, riproducendo stigmi e isolamento.

Vorremmo arricchire l’offerta della nostra piccola libreria critica allargando la possibilità di consultazione e scambio, perchè siamo convinte che autodifesa e autodeterminazione sia prima di tutto collettivizzare le esperienze e riappropriarsi del sapere.

LUNEDI 28 NOVEMBRE

Dalle 19:00 aperitivo/cena, musica, convivialità e banchetti informativi

Dalle 20:30 proiezione di “Magnifiche sorti e progressive” film documentario che ha per protagonisti Renato Curcio e l’ergastolo di Santo Stefano…

una struttura panottica come metafora della cosiddetta “Rivoluzione Digitale”

*Al nuovo spazio occupato in via Stalingrado 31 a Bologna*
“Infestazioni”

Posted in Antipsichiatria, Autodeterminazione, Cinema, Iniziative, Tecnologie e digitalizzazione

LUNEDÌ SOCIALITÀ ANTIPSI * HACKERIAMO LA GABBIA

Posted on 2022/11/19 - 2022/11/25 by Collettivo STRAPPI


Questo lunedì 21 dalle 17:30 ci uniremo all’iniziativa prevista in Piazza Verdi contro il 41-bis e in solidarietà ad Alfredo Cospito in sciopero della fame.

Dalle 20:00 saremo al nuovo spazio con un piccolo rinfresco e un po’ di musica, a cospirare per un mondo senza psichiatria, senza carcere e senza frontiere!*

Link


*Tutti i lunedì al nuovo spazio in via Stalingrado 31 a Bologna

Posted in Antipsichiatria, Carcere, Iniziative

IL CAPITALISMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE: VOCI DAL PRESIDIO DEL 13 OTTOBRE A ROMA

Posted on 2022/10/30 - 2022/11/01 by Collettivo STRAPPI

Di seguito la puntata di Mezz’ora d’aria, trasmissione anticarceraria bolognese sulle frequenze di Radio Città Fujiko, andata in onda sabato 22 ottobre.

Voci dal presidio del 13 ottobre chiamato dall’Assemblea Antipsichiatrica a Roma per contestare il convegno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla salute mentale.

https://antipsi.noblogs.org/files/2022/10/puntata.mp3

 

Posted in Antipsichiatria, Autodeterminazione, Iniziative, Radio, Salute

CONVERGERE PER LA SALUTE

Posted on 2022/10/01 - 2022/11/01 by Collettivo STRAPPI

CONVERGERE PER LA SALUTE

Insieme per una salute pubblica, comunitaria e universale

Brigata Basaglia qui


Aderiamo alla chiamata dell’Assemblea Antipsichiatrica per sviluppare
insieme un momento di convergenza per la salute, indirizzato ai collettivi e alle organizzazioni che lottano per migliorare le condizioni di vita e il benessere delle comunità in un contesto di welfare sempre più degradato e degradante.

Il 13 e 14 ottobre 2022 si terrà a Roma l’incontro internazionale promosso dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) in cui si presenterà il World Mental Health Report. Il documento, con un linguaggio e un approccio genericamente orientato ai diritti umani, propone di superare le istituzioni totali, localizzare le politiche di assistenza a livello di comunità, promuovere sensibilizzazione e prevenzione per abbattere lo stigma.


L’OMS afferma che “non c’è salute senza salute mentale”, tuttavia le sue dichiarazioni di principio resteranno anche questa volta vuote astrazioni senza un movimento reale che affermi la centralità dei diritti sociali e civili, metta al centro la lotta alle disuguaglianze e contrasti il progressivo impoverimento dei servizi sanitari pubblici e lo sfruttamento che dilaga nei lavori di cura formali, informali, esternalizzati e invisibilizzati. Oggi noi diciamo “non c’è salute mentale senza salute pubblica, comunitaria, universale”.

Salute pubblica perché il modello sanitario privato che delega i servizi di cura al terzo settore non funziona. La salute così diventa un prodotto da vendere sul mercato la cui priorità è il profitto. Il valore della salute individuale e collettiva deve tornare al centro delle pratiche pubbliche in quanto bene comune e deve poter essere accessibile alle comunità tutte. Va ribaltata la logica che lega il valore degli individui alla loro produttività economica, contrastando l’esclusione sociale.

Salute comunitaria perché il modello sanitario dello stato neoliberale promuove relazioni di cura individuali e assistenziali basate sulla dipendenza, la repressione del disagio e la cronicizzazione. Va ribadito il diritto collettivo alle cure gratuite previo consenso informato, senza coercizione né ricatti e, insieme, vanno ribaltate le pessime condizioni in cui si lavora all’interno dei settori sanitari, sociali e assistenziali, dove i continui tagli alle risorse economiche rendono sempre più difficile garantire il “prendersi cura” della persona, e ancora di più se si tratta di salute mentale. Inoltre, mai come negli ultimi anni abbiamo percepito la salute come interdipendenza tra corpi, condizioni sociali, psicologiche e ambientali. La nostra salute dipende da quella
delle comunità che ci circondano e dei territori che abitiamo.

Salute universale perché il diritto a curarsi deve prescindere davvero dal genere, dallo status legale, dalla nazionalità, dalla disponibilità economica e dall’inquadramento professionale.

● Non c’è salute senza diritti sindacali, senza ambienti sicuri dove lavorare, sia nelle fabbriche e nelle aziende, sia negli spazi domestici, nelle cooperative e nelle associazioni.

● Non c’è salute senza il diritto allo studio e senza scuola e università pubbliche, laiche e accessibili. I luoghi dell’apprendimento devono essere liberati dalla logica neoliberista della performance che, fin dai primissimi anni, prepara e inquadra i e le studenti a un futuro di sfruttamento e competitività nei luoghi di lavoro. Non c’è salute senza maggiori risorse all’istruzione, alla stabilizzazione e alla formazione del personale docente.

● Non c’è salute senza educazione alla sessualità, all’affettività e al contrasto della violenza di e del genere. Non c’è salute senza il diritto effettivo all’aborto, il sostegno globale alla gestazione e l’accesso gratuito e informato a percorsi di transizione (e carriere Alias) svincolati da diagnosi o intervento chirurgico (medico).

● Non c’è salute senza il diritto alla casa e senza giustizia ambientale, senza spazi pubblici ricreativi e senza accesso a beni comuni come una dieta completa, l’acqua potabile e l’aria pulita.

● Non c’è salute nei CPR dove vengono detenute le persone migranti, nelle carceri, negli SPDC, nei reparti psichiatrici a porte chiuse, nella contenzione meccanica degli utenti, nella riduzione del disagio a un tema di sicurezza o farmacologico, nell’intervento della polizia in casi di crisi di salute mentale.

● Non c’è salute senza una socialità fuori dagli algoritmi neuronormativi delle piattaforme commerciali che annullano le complessità, segmentano le identità rendendole merci e inducono a misurare e disciplinare ogni esperienza emotiva e cognitiva.

● Non c’è salute senza l’abbattimento delle barriere fisiche, percettive e sociali che discriminano di fatto le persone con disabilità. Non c’è salute senza lotta all’abilismo.

● Non c’è salute senza politiche antiproibizioniste e per la riduzione del danno; senza la cessazione immediata della criminalizzazione nei confronti di chi consuma sostanze.

● Non c’è salute senza abolizione dello stigma psichiatrico e il conseguente isolamento a cui sono relegate le persone a cui vengono diagnosticati tali disturbi; senza l’eliminazione, attraverso istruzione e informazione, della paura e della superstizione che classificano queste persone come pericolose ed inguaribili; senza lasciare loro la libertà di costruirsi un’esistenza autonoma che sia inclusa e attiva nella società.



La salute che vogliamo costruire si basa sulla partecipazione delle comunità oppresse, impoverite, razzializzate e il sostegno alle sperimentazioni e alle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità pubblica e del sociale; si basa sulle proposte di chi ha usufruito, è sopravvissuto, ha attraversato o ha rifiutato i servizi di salute mentale; si basa sull’esperienza delle persone neurodivergenti e con disabilità, disoccupate, precarie, che studiano e lavorano. La salute che vogliamo costruire si basa su percorsi di solidarietà, autogestione e mutualismo dal basso capaci di ripensare, allargare e potenziare il servizio pubblico.

Per queste ragioni invitiamo i collettivi, le associazioni, le cooperative e le organizzazioni che a vario titolo lottano per migliorare le condizioni di vita e il benessere delle comunità a convergere e partecipare al presidio chiamato dall’Assemblea Antipsichiatrica per giovedì 13 ottobre alle ore 11 in piazza Risorgimento a Roma.

Posted in Antipsichiatria, Iniziative, Salute

ROMA: IL CAPITALISMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

Posted on 2022/09/30 - 2022/11/01 by Collettivo STRAPPI

“Una buona salute mentale consente alle persone di lavorare in modo produttivo e di realizzare appieno il proprio potenziale. Al contrario, una cattiva salute mentale interferisce con la capacità di lavorare, studiare e apprendere nuove competenze. Essa ostacola i risultati scolastici dei bambini e può avere un impatto sulle prospettive occupazionali future. I ricercatori stimano che solo a causa della depressione e dell’ansia si perdono ogni anno 12 miliardi di giorni lavorativi produttivi, per un costo di quasi 1.000 miliardi di dollari. Questo dato comprende i giorni persi per assenteismo, presenzialismo (quando si va al lavoro ma non si lavora) e turnover del personale.”

(World mental Health report. Tranforming mental health for all; Cap. 4.3.2 Economic Benefits; OMS 2022).

Il 13 e 14 ottobre 2022 si terrà a Roma l’incontro internazionale promosso dall’OMS (Organizzazone Mondiale della Sanità) in cui si presenterà il World Mental Health Report. È in questa occasione che nasce la chiamata a scendere in piazza a Roma Giovedì 13 Ottobre.

OCCUPARSI DELLE CAUSE NON GENERA PROFITTO

La gestione sanitaria dell’emergenza pandemica ha evidenziato una totale assenza di interventi diretti ad approfondire le cause che l’hanno determinata, occupandosi esclusivamente dei sintomi. Focalizzare l’attenzione sulla ricerca delle cause avrebbe significato inevitabilmente attuare una radicale trasformazione delle politiche sociali, economiche, ambientali, sanitarie, relazionali. Troppo costoso e quindi, poco produttivo. La psichiatria funziona con le stesse modalità: al presentarsi di una crisi non vengono prese in considerazione le cause che l’hanno determinata, la persona viene espropriata della possibilità di esprimere i propri significati e di autodeterminarsi attraverso un potere del tutto arbitrario il cui interesse non é affatto quello dichiarato della cura, ma piuttosto la progressiva medicalizzazione e cronicizzazione della crisi. Lo Stato in questi due anni si è comportato allo stesso modo: in nome di una presunta irresponsabilità collettiva ha imposto le sue direttive dall’alto imponendosi come ‘organo iper-razionale’, una mente che decide e sovradetermina il ‘corpo sociale’, che in quanto ‘corpo’ è ad esso subordinato secondo un dualismo riduzionista para-psichiatrico appunto. Lo Stato e i suoi tecnici hanno valutato lo ‘stato di necessità’ secondo le leggi dell’economia, e gestito l’emergenza/crisi con la contenzione – l’esproprio della salute – esattamente come avviene in psichiatria. Allo stesso modo si è imposto un trattamento farmacologico col ricatto, impedendo alle persone di esprimere il proprio consenso, assicurando l’immediato introito per Big Pharma e lasciando solo chi ha subito le conseguenze sulla propria salute degli effetti collaterali del vaccino.

PER LA LIBERTÀ DI SCELTA CONTRO L’OBBLIGO DI CURA

L’attuale prassi nelle istituzioni psichiatriche prevede l’assunzione obbligatoria di psicofarmaci che a lungo termine risultano il più delle volte essere dannosi e invalidanti. La progressiva cronicizzazione della sofferenza è funzionale da un lato alla presa in carico a vita dall’altro al profitto delle multinazionali del farmaco. La parola della persona non viene presa in considerazione o addirittura giudicata come sintomo della malattia, mentre vivere in una società fondata sulla prestazione e l’individualismo, la solitudine e l’assenza di una dimensione comunitaria sembra cosa del tutto normale. Si interviene sui sintomi categorizzandoli come espressione di “malattia mentale” ricorrendo ai TSO, alla contenzione fisica, meccanica e farmacologica. Nei CIM i colloqui sono troppo brevi e non c’è nessuna possibilità di essere ascoltatз o di esprimere dubbi e difficoltà. Crediamo che rivendicare il diritto ad avere parola e ad autodeterminarsi significhi anche riappropriarsi delle proprie esperienze, delle difficoltà, della sofferenza e della molteplicità di modi per affrontarla. Siamo convintз che ci siano persone, tra coloro che operano all’interno delle strutture sanitarie, che si rifiutano di essere complici di questo sistema di oppressione e che preferiscono slegare piuttosto che contenere, ascoltare piuttosto che mettere a tacere con i farmaci, essere solidali con chi si sottrae alle logiche di competizione. Sono loro che vorremmo al nostro fianco.

TECNOLOGIE E DIGITALIZZAZIONE: LA RELAZIONE NEGATA

Si parla di “salute mentale digitale”, un processo che strumentalizza le retoriche dell’innovazione, dell’accessibilità e dell’inclusione, introducendo invece forme sempre più specializzate di controllo, disciplinamento ed esclusione. Una “salute” sempre più delegata al dispositivo tecnico, costruita intorno alle esigenze del mercato dell’industria tecnologica e all’inesorabile sottrazione di reali spazi di soggettivazione, autodeterminazione e solidarietà dal basso.

CONTRO IL PROIBIZIONISMO PER LA RIDUZIONE DEL DANNO

C’è un’evidente contraddizione nei proclami dell’OMS, da un lato si promuove il consumo di sostanze “psicotrope” legali con effetti disastrosi, dall’altro si criminalizza l’autoconsumo di sostanze psicoattive. Al mondo un detenuto su cinque è in carcere per violazioni delle leggi sulle droghe. In Italia circa un terzo della popolazione detenuta è in carcere per questo motivo. Il proibizionismo non solo ha fallito, ma è esclusivamente funzionale al controllo sociale e a finanziare narco-mafie e narco-stati utili al riciclo e alla riproduzione del Capitale. E’ fondamentale dare voce allз consumatorз, attivando politiche dal basso improntate alla riduzione del danno e al consumo consapevole.

PER L’ABOLIZIONE DELLA CONTENZIONE E DELL’ELETTROSHOCK

Nonostante le belle parole dell’OMS nei reparti psichiatrici si continua a morire legati nei letti di contenzione. Continuano ad essere praticati dispositivi manicomiali e coercitivi come l’uso dell’elettroshock, l’obbligo di cura, la contenzione farmacologica, le porte chiuse, le grate alle finestre, le limitazioni e il controllo della libertà personale. Non c’è salute nei CPR, nelle carceri, negli SPDC, luoghi di tortura e annientamento delle persone. Non c’è salute dove c’è violenza e discriminazione di genere, senza diritto effettivo all’aborto e supporto alla genitorialità. Non c’è salute nelle politiche economiche che finanziano armamenti e guerre, sottraendo risorse alla collettività e ai bisogni delle persone. La salute che vogliamo si basa su percorsi di solidarietà, autogestione e mutualismo dal basso. E’ il frutto dell’interdipendenza tra corpi, condizioni sociali e ambientali. Non si può garantire salute per tuttз, senza lavoro, scuola e università, spazi comuni e di socialità liberati dalle logiche del profitto neoliberista. Crediamo che non ci sia bisogno di uno Stato né di un’organizzazione Mondiale che si proponga di riorganizzare e che sovradetermini la nostra salute e le nostre vite. Siamo convintз che ritrovarsi, ricostruire delle relazioni e delle comunità, riprendersi strade e spazi, possa essere un primo passo per aprire un orizzonte nel quale dar vita a luoghi liberi dalle dinamiche individualistiche, di sfruttamento e mercificazione.

PRESIDIO COMUNICATIVO GIOVEDÌ 13 OTTOBRE ALLE ORE 11.00
PIAZZA DEL RISORGIMENTO – ROMA

INVITIAMO TUTT3 A PARTECIPARE!

Assemblea Antipsichiatrica
(Opuscolo: Strappi, riflessioni antipsichiatriche)

Posted in Antipsichiatria, Iniziative, Scuola, Sindemia, Stato d'emergenza



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